Non è bello ciò che e bello ma è bello ciò che piace. Non c'è luogo comune più comune e più biecamente inesatto che il qualunquismo abbia potuto forgiare.
Certo può capitare che una cosa che piace sia anche bella, ma questa non è una condizione necessaria e sufficiente. Lo scopo di questo articolo è dimostrare la differenza che intercorre tra qualcosa che piace e qualcosa di bello, l'abilità del designer sta nel rendere utile quel qualcosa di bello. Spiegando brevemente, una cosa che piace appaga l'occhio di una persona, quindi è soggettiva, qualcosa di bello invece è esteticamente dimostrabile, quindi è oggettivo.

Non spetta a me giudicare quanto il mio lavoro sia bello o piaccia in quanto il primo giudizio spetta ai critici, mentre il secondo al pubblico. La confusione che comunemente si fa tra gusto e bellezza è il frutto di una errata formazione di base riguardo la cultura artistica. Come per quanto è successo per l'errato insegnamento della cromatologia fatto in età precoce e trascinato sin d'adulti, anche per ciò che riguarda l'educazione alla forma non ci è mai stato trasmessa una corretta formazione. Tutto ciò è genetico nella società e porta a generalizzare e confondere il concetto di piacevole (che appaga il proprio gusto) con quello invece nobile di bellezza (che risponde a delle regole precise) ottenendo così il risultato di banalizzare il termine.

L'evoluzione della forma ha subìto nei secoli influssi sociologici che hanno portato ad adottare canonizzazioni estetiche volubili secondo le culture e delle epoche. Esiste però un fondamentale filo conduttore che accomuna tutti i canoni estetici quantificando l'accettazione di una forma da parte di un popolo e di una cultura, ed è la natura. L'uomo ha sempre creato e giudicato l'estetica delle forme e dei colori attraverso l'esperienza del proprio vissuto osservando ciò che lo circonda percependo cose belle e cose brutte, immagazzinando nella propria mente dati su dati che vanno a formare il gusto personale. L'approccio che un individuo ha quando giudica il profilo estetico di una forma non è necessariamente calcolato, ma immediato o meglio è un riflesso della mente che si forma in frazioni di secondo in base alla qualità delle proprie esperienze artistiche, quindi è un riflesso che deve venire naturale, il cervello non deve costruirlo coscientemente seguendo degli schemi prefigurati altrimenti diventa un processo accademico e l'individuo può essere condizionato da elementi di disturbo, il tutto si deve svolgere necessariamente a livello inconscio.

Per spiegare meglio il concetto per cui l'azione critica deve avvenire come riflesso incondizionato, proviamo ad immaginare cosa succederebbe se camminando si dovesse pensare di doverlo fare ponendo un passo dopo l'altro e non accadesse come fatto istintivo. Il gusto di un individuo si può anche formare da solo ma è comunque condizionato dalla sensibilità che nutre verso determinati e determinanti elementi naturali e dalla sua apertura mentale verso altre forme di civiltà diverse dalla propria siano esse passate o presentì. Non ci sono culture belle o brutte, piuttosto in ogni cultura c'è il bello e il brutto e la qualità di una persona sta nel cogliere queste differenze.

Il gusto estetico è qualcosa che sì forma nel tempo ed è legato come abbiamo dimostrato poc'anzi al bagaglio di conoscenze non lasciate fini a se stesse che una persona accumula nella sua vita, quindi il gusto accresce in un individuo finché la sua mente conosce cose nuove e le sa custodire gelosamente nel suo interno, distinguendo precisamente quelle che hanno dato un emozione positiva da quelle che l'anno provocata negativa. Quando si sta valutando una cosa che ci si pone innanzi sia essa una costruzione, un oggetto d'uso comune o un opera artistica, questa ci suscita un emozione provocata dalla sollecitazione di alcune immagini comparative che il nostro cervello ha assimilato precedentemente e che con la visione di questa cosa nuova ci fa come si suol dire tornare alla mente.

Il cervello umano come scientificamente dimostrato funziona per associazione di elementi come altri organi risponde al meglio dando il massimo quando è allenato a farlo, una mente abituata al ragionamento matematico ed allenata a questo arriva a certe soluzioni prima dì una che non vi è abituata così funziona anche per il gusto estetico. Il gusto è influenzato anche dal carattere di una persona, quindi sarà diverso tra un individuo aggressivo ed uno calmo, tra uno impulsivo ed uno calcolatore ecc.... questo sta a significare che il gusto è qualche cosa di soggettivo, ma quando diventa oggettivo?

Quando una persona è chiamata a giudicare un oggetto, questi può rispondere mi piace o non mi piace, ed allora il suo giudizio è accettato senza alcun diritto di replica perché rispetta un gusto personale, ma quando quest'individuo è chiamato a giudicare la stessa cosa ed il suo giudizio è bello o brutto, allora DEVE fornirci una spiegazione del perché questa cosa è da lui valutata in quel modo e secondo quali canoni egli da questo giudizio.
Allora sorge naturale una domanda, quali sono le regole che determinano che una cosa sia bella o meglio quando una cosa si può insindacabilmente definire bella?

Detto brevemente quando funziona mantenendo nelle sue forme e colori una coerenza di elementi riscontrabili geometricamente anche in natura e assunti dalla maggioranza delle culture come elementi simbolo che suscitano emozioni positive. Una cosa è bella esteticamente perché possiede un armonia di forme in sintesi con quello che dall'esperienza di tutte le civiltà è di comune accordo accettato come un fenomeno bello che fornisce emozioni positive all'immaginario collettivo e posto a metro di un canone di bellezza per misurare o meglio comparare con altre cose che in futuro ci si potrebbero porre davanti.

Il gusto nell'accostare i colori o meglio la sensibilità di abbinarli tra loro con disinvoltura e naturalezza, per esempio deriva proprio dalla sensibilità che ugnuno ha rispetto la natura e i messaggi che ci invia. E' noto che le persone più sensibili (con animo poetico) siano quelle che meglio riescono ad esprimersi ad esempio nella moda. E' proprio l'analisi inconscia della natura ciò che ci porta involontariamente a gradire colori accostati con alcuni ma non con altri. Vale la pena notare che i colori che meglio si abbinano tra loro siano anche quelli che in natura troviamo comunemente accostati, come ad esempio il color sabbia del deserto e il celeste acceso del cielo.

E' la natura che spontaneamente ci educa alla forma, la fonte di ispirazione e di gradevole condizionamento che l'uomo ha sempre avuto da sempre riguardo la bellezza. L'alba, il tramonto, un campo di fiori, il cielo sereno, la geometria stessa di un fiore, una cascata, un evento naturale positivo, comunque forme continue o geometricamente riconducibili e che ci esprime un senso di ordine, tutto ciò è appreso dai nostri occhi come degli scanner e immagazzinato nella nostra mente sotto la voce cose belle.

Fulmini, uragani, il cielo grigio, un campo di fiori appassiti, rami secchi e tutti contorti, comunque forme discontinue, casuali e non geometricamente perfette che ci causano un senso di disordine, tutte cose che hanno un certo fascino in quanto elementi naturali comunque espressione di potenza, ma che tutte le civiltà hanno sempre classificato come cose o eventi negativi, e che la nostra mente immagazzina sotto la voce cose brutte. E' dato per scontato che il corpo della donna, preso nei suoi canoni di perfezione è indubbiamente più bello di quello di un uomo, tutti lo sanno, tutti lo dicono, tutti lo affermano.

Ma andiamo a scoprire il perché. Semplicissimo, si ritorna al discorso fatto poc'anzi, l'armonia estetica delle curve che compongono il corpo della donna, prerogativa femminile, trasmettono sensualità, calma, dolcezza. Un corpo maschile per quanto bello intrinsecamente, ed anch'esso preso nei propri canoni di perfezione non regge il confronto di bellezza con quello femminile, e a differenza trasmette forza, protezione, potenza, aggressività e non mantiene la stessa armonia di quello femminile per via dell'ossatura e della muscolatura differenti. Facciamo un esempio per gli appassionati di motori. Una Ferrari ed una Lamborghini sono macchine della stessa categoria ma indirizzate ad estimatori molto differenti.

A prescindere dalle prestazioni che a noi non interessano minimamente, il livello stilistico è molto diverso, nella prima l'analisi stilistica è indirizzata alla ricerca della perfezione ed armonia della linea e del bello, nella seconda invece lo stile cerca di accattivare il pubblico con una linea più aggressiva, se vogliamo più sporca fatta per piacere a quel pubblico che vede la macchina sportiva "cattiva". Il risultato, a prescindere dallo status symbol, è che entrambe danno un immagine sportiva notevole ma mentre la Ferrari è bella la Lamborghini, senza nulla togliere piace, questo è facilmente riscontrabile analizzando l'armonia delle linee. Qualcuno si chiederà: ma come fare a capire quando una forma mantiene un armonia di linee intrinsecamente?

Facile rispondere in modo matematico, ovvero quando queste mantengono un armonia geometrica rilevabile anche per mezzo di calcoli, oggi con i moderni elaboratori elettronici è ancora più semplice, ma il modo più naturale è quello empirico, istintivo, in poche parole una forma è armonica quando suscita in noi l'istinto di poterla accarezzare. Se non vogliamo rimanere sull'empirico, i mezzi che possiamo adottare per analizzare una forma sono molteplici, occorre citare la similitudine tra l'andamento di una forma e quello di una melodia musicale.

In entrambi i casi picchi, repentini cambiamenti di metrica (proporzioni nello spazio tempo o frequenze) e la casualità determinano la gradevolezza ai nostri sensi dell'armonia. E' facile in questo modo addivenire ai canoni e gli strumenti di cui volevamo parlare, sezione aurea, proporzioni modulari, simmetrie (in alcuni casi), canoni parametrici e incremento proporzionale tipico delle curve di Bezièr. Non è in questo momento però che voglio approfondire l'uso degli strumenti, anche se prevedo che presto l'argomento diventerà molto discusso su Shapetown, come già è successo in passato con alcuni Newsgroup.

Senza entrare nello specifico tecnico vorrei solo invitare i lettori a riflettere citando un ottimo testo ove creare le basi per avvicinarsi all'argomento (Attilio Marcolli Teoria del campo) e introdurre la mia definizione di forma: la forma è il modo in cui un corpo riempie lo spazio, occupandolo e spostando l'aria che vi sostava creando l'aura dell'oggetto e la sua interfaccia con l'esterno. Per vedere, distinguere e valutare il bello dal piacevole occorre liberarsi da tutti i condizionamenti di classi mode e tendenze, non occorre serve essere ricchi o nobili ma avere una spiccata sensibilità, cultura artistica, intelligenza e umiltà nello spiegare al prossimo le motivazioni oggettive che ci hanno spinto ad esprimere quel giudizio.

La sola cultura, è una condizione necessaria ma non sufficiente al fine della critica, ci sono persone arroganti che forti di una cultura che hanno appreso con sacrificio, si credono in grado di giudicare il bello e il brutto confondendoli con il piacevole, sputando sentenze gratuite ed imponendo ad altri, magari meno colti, la propria opinione di gusto senza dare una motivazione oggettiva al proprio giudizio. CULTURA è memoria di conoscenze apprese. INTELLIGENZA è saper mettere a frutto la cultura. A volte si cerca di compensare la mancanza di intelligenza ostentando una cultura fine a se stessa. La persona intelligente non mette la propria cultura in mostra e non ne fa motivo di vanto facendo a gara col prossimo, colti si diventa, intelligenti si nasce.

Questo discorso anche se apparentemente fuori tema è molto importante per chi vuol criticare il lavoro di un artista, inoltre può far capire meglio la differenza che intercorre tra il bello ed il piacevole, in quanto è simile proprio a quella che c'è tra intelligenza e cultura.

E' importantissimo conoscere i propri limiti dì critica, e prima di esprimere un parere fare una severa autocritica per capire se si è in grado di sostenere quel giudizio e soprattutto su che parametri esprimerlo. Quali e quanti parametri interagiscono nella formazione del giudizio bello o brutto e quando una cosa bella diventa brutta e viceversa? Quando questa crea un frangente, o meglio quando è inserita in un contesto inappropriato, oppure quando costituisce un falso, copia o imitazione di qualcosa esistente e riproposto sotto mentite spoglie.

Una villa del Palladio che in se è qualcosa di meraviglioso, costruita ai giorni nostri nel deserto diventa qualcosa di 'orrendo, simbolo di un ignoranza artistica e culturale che spesso chi si è costruito una posizione in altri campi ostenta di avere. Una cosa brutta invece è assai più difficile che diventi bella, ma questo avviene solitamente quando non è stato effettuato un accurato esame dell'oggetto, valutato superficialmente omettendo magari di riscontrare tutti gli sforzi effettuati per arrivare a quel risultato, indagando più approfonditamente sul metodo e anche sulla forma, o meglio sul perché si è arrivati a quella forma, si può modificare una valutazione sommaria, traendo elementi da quell'errore di valutazione.

Vale la pena approfondire il concetto di "contesto inappropriato" quando si parla di una forma, in quanto il suo inserimento (anche se fosse la forma più bella del mondo) in un insieme di forme stilisticamente differenti, deturpa sia la forma stessa che il contesto. Lo stile è una componente che non rientra nei canoni di giudizio di una forma se presa singolarmente ma determina la sua presa come parametro fondamentale nel progetto quando si entra in rapporto con le altre realtà esistenti. Non dimentichiamo che cultura è anche rispetto per le forme che ci hanno preceduto, perciò contesto quegli architetti che progettano senza curarsi di analizzare il contesto sociale e urbano nel quale un'architettura viene inserita.

Tanto più se l'inserimento di un elemento (anche se bello preso singolarmente) viene calato in una realtà di un centro storico. Purtroppo molti personaggi preferiscono in un totale egoismo imporre la visione delle proprie manie di grandezza applicate all'architettura piuttosto che sforzarsi umilmente di studiare e rispettare le relta locali. Il gusto di ogni popolo cambia secondo le condizioni socio-economiche, geografiche, climatiche, storiche, ecc... ma il senso estetico (chi più, chi meno) è una costante che rimane fissa in ogni individuo, a prescindere dalla posizione geografica e la civiltà da cui esso proviene, e tale costante è strettamente legata al livello di imparzialità e cultura artistica personali.

Non vi è quindi alcun limite di razza o posizione sociale quanto di sensibilità ed esperienza acquisibile solo col tempo per riconoscere ed essere in grado di valutare esteticamente ed oggettivamente qualcosa di bello.

Nel prossimo articolo vedremo di analizzare dove sta la bellezza in un prodotto di design applicando l'analisi espressa pocanzi e introducendo un buon numero di parametri di categoria.

<< Indietro


Notiamo come i colori della sabbia e del cielo siano spesso interpretati ed abbinati nella moda.








Osserviamo come i colori abbinabili siano sempre quelli riconducibili ad accostamenti presenti nella natura in vari ambiti e contesti.









Le proporzioni come canone di bellezza e di valutazione della forma umana. Leonardo fu uno dei precursori delle teorie sulla bellezza come scienza assoluta.






Nella tomba di Ilaria dal Carretto di Jacopo della Quercia la bellezza traspare in modo inequivocabile quasi a dimostrare che è qualcosa di più forte anche della morte.






La bellezza è un patrimonio genetico dell'umanità sin dall'inizio delle civiltà, è noto infatti quale importanza ricoprisse nell'epoca ellenistica, in cui si scomodò persino la Dea Venere.
Persino Botticelli ha sentito la necessità di esternare la soavità della propria arte ispirandosi alla nascita della Dea.





Il viso della Venere del Botticelli è ancora oggi riconosciuto come il massimo livello di perfezione in termini di armonia dei tratti somatici e della proporzione delle forme


Nel caso della Ferrari Testarossa si può trovare un classico esempio di come una linea perfetta non abbia tempo, benchè uscita nel 1984 rimane sempre una pietra miliare per ciò che concerne l'armonia stilistica.






Quando la linea vuole esprimere qualcosa che diventa caratterizzante in un contesto comunicando nel caso della Diablo aggressività.





La morfologia urbana è forse uno dei massimi momenti di espressione del sinonimo di bellezza, in quanto racchiude il desiderio dell'uomo di creare qualcosa che viene imposto alla collettività. L'edonismo urbano è qualcosa che è dato a pochi sopratutto se consideriamo il dato di fatto del duplice punto di vista.
Calarsi nella realtà microcosmica come cittadino o levarsi in cielo per apprezzare la forma da un punto di vista che avvicina l'uomo a Dio.