di Gloria Caminiti

Se in una sinfonia la melodia nasce dal sapiente accordo di tempi, pause, strumenti, suoni, nell'oggetto di design l'armonia è il risultato dell'equilibrata sinergia tra gli attori del processo progettuale e produttivo. Sarà per questo che un giovane e intraprendente designer come Paolo Barichella ama accostare la sua professione a quella del direttore d'orchestra: "nel nostro lavoro", afferma infatti Barichella, "è fondamentale riuscire a guidare e "accordare" una squadra di persone che vanno dal committente allo stampista. Ecco perché ritengo indispensabile che un designer assommi in sé professionalità, esperienza, stile, carattere, buon gusto, cultura e preparazione. La scelta di un materiale o di una tecnologia di stampa, per esempio, deve sempre essere motivata da una serie di parametri: primo tra tutti la quantità di produzione, commisurata al tempo e al budget che il committente si prefigge per il pezzo da inserire sul mercato. Per questo, dunque, il designer deve essere un mix di professionalità che spaziano dal marketing al commerciale, all'artistico: ogni prodotto è il frutto di un attento studio imprenditoriale".
Non a caso secondo Barichella il successo di un prodotto di non sta né nel fare tendenza né nel seguire la moda attuale: "le tendenze passano", afferma il designer, "ma lo stile rimane. Difatti più che di tendenza parlerei di gusto. E nel design ciò è affidato alla particolarità che una linea di prodotti mantiene quando è disegnata dalla stessa matita. Ogni designer è un artista diverso dai colleghi e lo stile si esprime grazie alla personalità di quest'ultimo attraverso la forma". Per quanto le richieste dei committenti varino molto a seconda del settore produttivo per il quale si progetta, resta quale comune denominatore la richiesta di trovare la linea che incontri il gusto e soddisfi le esigenze del pubblico. "E' importante che il designer si ricordi in ogni momento", ammonisce, "che non sta creando un oggetto per soddisfare il proprio gusto personale, ma per rispondere alle esigenze degli utenti".

Un po' di storia
Laureato in Architettura e specializzatosi in Industrial Design presso l'International College of Arts and Sciences di Milano, Paolo Barichella ha iniziato la sua attività con il tirocinio presso lo studio del Designer Ruben Mochi, poi è diventato Art Director della sezione allestimenti dell'agenzia Publicor, dove ha firmato gli allestimenti di importanti gruppi come Magneti Marelli, Pirelli, Sabiem, Kone, Fiam. In seguito si è dedicato alla libera professione, collaborando come consulente e realizzando prodotti di varia natura: dal complemento d'arredo all'illuminotecnica. Del 1997 il primo grande successo: la Lampada Cobra, che è stata selezionata dall'ADI per una mostra itinerante dei migliori prodotti disegnati da Designer Under 35. "Alcuni anni fa", aggiunge Barichella, "ho iniziato anche una autoproduzione di articoli in seta basati su stampa serigrafia in quadricromia, divenendo uno dei primi sperimentatori di questa tecnica applicata alla seta".
Oggi il designer è in società con Ottorino Piccinato, importante esponente del mondo del Design, con il quale dirige Fasecreativa Srl, società specializzata in servizi di Creatività avanzata, Comunicazione e Design. "Fasecreativa, grazie all'esperienza del mio socio", spiega Barichella, "vanta la collaborazione con importanti clienti nel campo del Design e opera attraverso un Network Internazionale di 140 collaboratori online". Piccinato, infatti, è stato il fondatore e direttore didattico della Scuola Italiana Design di Padova e da oltre 20 anni forma, tramite stage, i collaboratori del Network che oggi Fasecreativa può utilizzare nel momento in cui un'azienda le affidi un Brief.

Competenze creative
Tra creatività e competenza tecnica per Paolo Barichella non vi è antagonismo: nel design le due componenti viaggiano su binari paralleli, ma assolutamente complementari. "Ovviamente il rapporto tra questi due aspetti", sostiene, "varia a seconda delle scelte progettuali, dei numeri di produzione e dei materiali scelti per la realizzazione del prodotto, ma deve sempre mantenersi alla pari. Ed è compito del Designer fare in modo che ciò avvenga sempre". Lo spostamento di questo microequilibrio da una o dall'altra parte può determinare, infatti, prodotti troppo legati alla forma e poco propensi a soddisfare le necessità della funzione per la quale sono stati concepiti, oppure oggetti eccessivamente tecnici che rimangono sugli scaffali perché non piacciono all'utilizzatore. Ogni prodotto, poi, genera problematiche differenti a seconda dello scopo per il quale nasce e viene richiesto. I problemi comuni che un designer deve affrontare si manifestano, di norma, nella fase di Briefing con il cliente: "per noi è determinante", dice Barichella, "riuscire ad interpretare ogni sfumatura delle indicazioni fornite. Ma non è sempre così facile. Spesso non tutti gli interlocutori possiedono una preparazione specifica che esuli dall'esperienza di produzione accumulata durante lo svolgimento della propria attività imprenditoriale o dirigenziale".

Dare forma all'oggetto
"Nella mia carriera", sottolinea Barichella, "ho avuto a che fare con modalità di stampa diverse a seconda del tipo di prodotto e dello scopo per il quale veniva realizzato: dalla termoplastica a inezione, alla termoformatura, alla trafilatura, alla serigrafia e litografia". Si tratta, del resto, di un momento della fase produttiva estremamente importante, visto che ognuna di queste tecniche mette in rapporto il designer con il tecnico che riprodurrà in serie il progetto finora steso sulla carta o su un file. Tutti gli oggetti realizzati con una certa tecnologia produttiva hanno problematiche tipiche legate al sistema utilizzato: la presenza di sottosquadri se si tratta di forme tridimensionali o di limiti di definizione, se si tratta di stampa bidimensionale.
Lo stampatore è un po' il braccio del designer, è colui che consente alle linee del designer di prendere forma. "Sin dagli albori, la possibilità di generare più oggetti da un solo stampo ha creato discussioni sul valore artistico di un manufatto, determinando la convinzione che il rapporto di riproducibilità di un oggetto sia inversamente proporzionale all'artisticità del prodotto. Il medesimo oggetto, pur mantenendo stessa forma e funzione, può cambiare il suo valore intrinseco a seconda che venga riprodotto in tiratura limitata in fonderia o con la stampa a iniezione termoplastica: oltre al valore di uno o dell'altro materiale all'origine si può aggiungere, dunque, il limite alla sua riproducibilità".

La lampada Cobra
Tra i prodotti di maggior successo di Paolo Barichella, la cui attività abbraccia settori molto diversi fra loro, c'è la lampada Cobra, una creazione dal riscontro di critica e di pubblico più immediato e significativo. L'idea è nata dopo un Brief piuttosto libero, nel quale il committente chiedeva di realizzare un prodotto che durasse nel tempo e che avesse delle caratteristiche tali da poter essere costruito in modo semiartigianale, con materiali e tecnologie autoctone per l'azienda. All'epoca del progetto, il fabbricante era tra i pionieri del metacrilato tagliato con laser, per cui la linea si è subito orientata sull'ottimizzazione del foglio. "L'oggetto da progettare", spiega Barichella, "era una lampada da lettura, pensata con luce direzionabile tramite uno specchio orientabile. Questa è stata la sua realizzazione: una base stampata ad iniezione che accoglie un trasformatore toroidale e una lampada dicroica che dirige la luce verso lo specchio, mantenuto tramite una parabola in metacrilato satinato.
Il nome del prodotto è dato proprio dalla forma che ricorda l'affascinante ed elegante serpente".

Il via al Food Design
Tra progetti e disegni, oggi Barichella ha anche un altro amore: un'attività che da tempo lo coinvolge in un'accattivante quanto originale iniziativa:il Food Design (www.fooddesign.it). Insolito ma significativo. Difatti la biochimica molecolare, unita alle nuove tecnologie di produzione e conservazione, hanno creato di recente i presupposti per lo sviluppo di architetture commestibili. "Utilizzando gli elementi della teoria del campo applicati alla gastronomia", spiega il designer, "è possibile concepire gli spazi alimentari come ambienti da progettare a 360° filtrati attraverso la cultura di progetto. Il termine Design viene comunemente associato all'arredamento, alle auto o all'oggettistica per la casa, raramente la disciplina viene applicata in campi considerati estranei alla cultura del progetto inteso come rapporto forma/funzione. Uno dei settori in cui la disciplina è pressoché estranea è la cucina, intesa non come arredamento quanto come ciò che sta o starà in un piatto per essere ammirato, degustato e mangiato". Nella produzione alimentare difatti forma, colore, texture, e finitura superficiale hanno un'importanza fondamentale nella percezione del prodotto e sono spesso studi delegati al marketing. Le caratteristiche tecniche del prodotto invece sono affidate all'Ingegneria che procederà alla progettazione e la realizzazione delle linee produttive per l'industria alimentare. Il resto viene lasciato alla comunicazione, ma in tutta questa catena manca l'anello del Design, che in altri settori è invece privilegiato rispetto agli altri fattori che intervengono. "Un tubolare estruso di pasta o un raviolo hanno dei parametri di progettazione che devono tener conto di norme igieniche per la produzione e conservazione, nonché spessori e forme che rispettino l'ergonomia del palato, il gradimento alla vista e supportino lo stampaggio e la successiva cottura del prodotto per rendere al meglio le proprietà di adattabilità alla tenuta di sughi e ripieni, e le caratteristiche organolettiche". Il Food Design unisce, dunque, l'esperienza di grandi Chef ricercatori a quella di esperti Designer di fama internazionale per ricercare, sperimentare, e applicare tecniche di produzione industriali alla trasformazione di prodotti agro alimentari destinati a finire nei piatti dei consumatori. Entro fine anno, conclude Paolo Barichella, "aprirò il primo laboratorio con show room per la degustazione dei prodotti progettati in Brianza. E mi auguro che molti colleghi chef, designer e stampisti si cimentino nella progettazione di prodotti di architettura e ingegneria alimentare".

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