MANIFESTO DEL FOOD DESIGN Documento ufficiale di costituzione della Delegazione ADI Food Design Redazione contenuti a cura del coordinatore Paolo Barichella condivisi e approvati dai soci aderenti
- Food Design è progettazione culturalmente consapevole di prodotti in cui l’alimento e lo strumento interagiscono strettamente l’uno con l’altro fondendo in un'unica interfaccia le caratteristiche necessarie per risolvere un esigenza legata al consumo di un prodotto alimentare.
Tutti i fenomeni identificati come trend quali Show Food, Food Art, Media Food, Concept Food, sono da considerarsi spettacolarizzazioni piuttosto distanti dalla concezione di cultura di progetto che sta alla base degli studi del Food Design inteso come disciplina. Ergonomia, porzionabilità, contestualizzazione, funzionalità, problem solving, praticità, tecnologia, innovazione, progresso, ricerca, economie di scala, corretto rapporto qualità/prezzo, customer satisfaction... Queste sono alcune tra le più importanti keywords e parametri che vengono analizzati durante un processo di Food Design e ne formano la base di ricerca. Non si accettano per Food Design fenomeni folkloristici di spettacolarizzazione del cibo realizzati con l’unico scopo di incuriosire e stupire gli interlocutori con effetti estetici e coreografici di creatività fine a se stessa. Il Food Design vuole essere lo strumento per ottenere il massimo risultato con il minore sforzo possibile mantenendo il corretto rapporto qualità/prezzo grazie alle economie di scala che permettono di ottimizzare i costi di progettazione e produzione da parte dell’impresa. La massima produttività consente ai prodotti industriali un costante controllo della qualità totale (aspetti sensoriali, igienici, sanitari) e la garanzia del suo mantenimento attraverso i processi di riproducibilità.
Esistono 3 tipi di approccio al Food Design: 1) Progettare luoghi o strumenti per la produzione e/o il consumo del cibo (ammesso solo se si il prodotto è il punto di partenza nella progettazione di un concept store) 2) La progettazione alimentare (progettare alimenti fatti con la materia edibile) 3) La progettazione di portata (progettare in modo contestualizzato alimenti e/o strumenti complementari e inscindibili tra loro)
- In tutti e tre i casi si può parlare di Food Design solo se si conosce l'esatta distinzione che intercorre nei momenti legati al consumo: nutrimento, socializzazione, piacere. Fare del Food Design significa risolvere problematiche di servizio legate a momenti di consumo del cibo in questi tre momenti principali. - In tutti e tre i casi si prevede una adeguata preparazione dal punto di vista sensoriale degli operatori e i progettisti - In tutti e tre i casi si prevede la conoscenza del processo che porta all'identificazione della forma come ultima fase del progetto. - Per operare nel Food Design è necessario conoscere approfonditamente le caratteristiche e le tecniche di trasformazione degli alimenti (cucinare) e tutte le discipline di base che necessitano per approcciare con gli alimenti in modo da non creare rischi per la salute dei consumatori. - Il fatto che un prodotto progettato sia contestualizzato nell’area del Food, non è condizione necessaria e sufficiente affinché possa dirsi un articolo di Food Design.
Campi di applicazione suddivisi in 2 macroaree:
1)Aziende del comparto alimentare (Food & Beverage, agroalimentare, enogastronomico) • Aziende che producono materie prime per gli alimenti • Aziende che producono semilavorati per gli alimenti • Aziende che producono alimenti • Aziende che distribuiscono alimenti • Aziende che trasformano e somministrano alimenti • Luoghi per il consumo e la somministrazione di alimenti - Si può parlare di Food Design in questo comparto solo in presenza di attività che mostrano in modo inequivocabile un approccio corretto alla cultura di progetto e a tutte le norme proprie della progettazione nell'ambito del processo di design. - Si può parlare di Food Design solo se si ha chiara la netta distinzione tra Arte, styling, e Design. - Chi opera nel Food Design all'interno del comparto alimentare deve saper valutare l'area di applicazione del lavoro differenziando tra Arte, Arte applicata, Artigianato e Industria alimentare. - Si può parlare di Food Design solo di fronte a corretti esempi di progettazione che vedono la forma degli alimenti funzionale ai contesti di consumo di un prodotto alimentare (momenti e ambienti) - Food Design non significa attrarre e stimolare la curiosità del consumatore attraverso spettacolarizzazione esercitata con l’uso di superficiali espedienti e spropositatamente associata ai 2 termini.
2) Aziende settore servizi per il food • Strumenti per la produzione degli alimenti (Software/Hardware) • Strumenti per la conservazione degli alimenti • Strumenti per il servizio degli alimenti - C'è Food Design in questo settore complementare al comparto alimentare solo quando un progetto è inequivocabilmente funzionale alle esigenze del primo. - C'è Food Design solo se il progetto è volto a migliorare le caratteristiche organolettiche di un prodotto food & Beverage, agroalimentare, enogastronomico o a favorirne efficacemente il servizio. - C'è Food Design solo se progettando si conoscono approfonditamente le problematiche, normative, composizione, caratteristiche, storia, struttura e qualità degli alimenti che entreranno in rapporto con gli strumenti che si progetteranno.
Per fare un esempio pratico ci riferiamo ad una domanda ricorrente: "che differenza c’è tra il food design è il packaging di un prodotto" C’è Food Design nel Packaging solo quando il progetto del contenitore è funzionale alle esigenze del consumatore, altrimenti è pura grafica o marketing, funzionali alle esigenze di vendita del prodotto. Se il packaging è limitato alla capacità di attrarre un consumatore attraverso la scatola non si parla di Food Design.
Anche nel Food Design il prodotto e la sua forma sono funzionali alle esigenze del consumatore e non fini a sé stesse o ad altri attori del sistema produttivo, a meno che non espressamente richiesto nel brief di progetto e dichiarato a priori.
L'indotto (Campi di applicazione intesi come ciclo di vita di un prodotto di Food Design) • Produttori di Materie prime (Inizio della catena e della filiera Agroalimentare, Allevamento, Coltivazioni, molini, fino a semilavorati, …) • Trasformatori Produzione alimentari Industria (Es: Barilla, Nestlè, Unilever, Kraft, …) • Distribuzione e logistica negli alimenti (GDO, luoghi di somministrazione, catena del freddo, …) • Sistemi per la conservazione (packaging, atm, map, sottovuoto, tetrapak. …) • Strumentazione Hardware per la trasformazione/rigenerazione (Forni, macchine sottovuoto, cucine, linee di produzione, …) • Software, strumenti per la trasformazione degli alimenti (pentole coltelli, robot da cucina, stampi, …) • Software, strumenti per il consumo degli alimenti (piatti, bicchieri, stoviglie, ...)
L’analisi sociologica ci fa partire dal modello distributivo GDO incrociata tra Artigianato, PMI, Grande Impresa con approcci di progettazione nettamente diversi in funzione delle differenti economie di scala e tecnologie produttive.
Attori: •Progettisti •Aziende e imprese •Istituti di formazione e studenti •Tecnici esterni
Discipline e tematiche di approfondimento e studio: •Sanità e norme igieniche HACCP •Biochimica, microbiologia, chimica organica •Aspetti nutrizionali nella scienza dell’alimentazione •Anatomia sensoriale •Sinestesia •Ergonomia degli alimenti •Conservazione •Rigenerazione •Analisi dei processi fisici e chimici nella gastronomia molecolare •Tecnologia dei processi di trasformazione alimentare •Il Marketing e le economie di scala nel settore F&B